Re Amulio al cospetto di Rea Silvia

LUIGI ADEMOLLO

LUIGI ADEMOLLO
(Milano 1764 – Firenze 1849)

Re Amulio, al cospetto di Rea Silvia, ordina di uccidere Romolo e Remo fanciulli
Olio su tela, 53,5 x 43 cm
1815-1820 circa
Reca iscrizione antica sul telaio: “Ademollo”
Reca iscrizione più recente sul telaio: “Rea Silvia”

Nel primo libro di Ab Urbe Condita Tito Livio narra che Ascanio, figlio di Enea, fondò la città di Alba Longa sulla riva destra del Tevere. Qui, nei secoli, regnarono molti dei suoi discendenti, fino a quando giunsero al potere Numitore e il fratello minore Amulio, figli del re Proca. Spodestato Numitore, Amulio ne uccise tutti i discendenti maschi durante una battuta di caccia e costrinse Rea Silvia, unica figlia di Numitore, a farsi vestale, così da impedirle, dovendo votarsi alla castità prescritta alle sacerdotesse di Vesta, di avere una discendenza che potesse insediare il suo regno e pretendere la corona. In seguito Marte si invaghì di Rea Silva e la possedette, rendendola madre di due gemelli: Romolo e Remo. Accortosi della progenie, Amulio fece irruzione nel tempio di Vesta e ordinò ai suoi di uccidere i due neonati affogandoli. Ma il fato aveva predisposto per i due fanciulli un destino diverso e più luminoso. I soldati, infatti, mossi da pietà, risparmiarono Romolo e Remo e li abbandonarono in una cesta lungo il Tevere, da cui furono poi tratti in salvo dalla lupa.

Estratto dall’expertise del prof. Francesco Leone.

 

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